Durante gli ultimi tre decenni del Settecento e i primi due dell’Ottocento, parecchie valli occitane del cuneese venivano percorse a più riprese da un pittore popolare “Giors Boneto pitore di paisana” straordinariamente produttivo, che dipingeva centinaia di immagini sacre sulle rustiche pareti in pietra delle case contadine disseminate sui versanti...
Durante gli ultimi tre decenni del Settecento e i primi due dell’Ottocento, parecchie valli occitane del cuneese venivano percorse a più riprese da un pittore popolare “Giors Boneto pitore di paisana” straordinariamente produttivo, che dipingeva centinaia di immagini sacre sulle rustiche pareti in pietra delle case contadine disseminate sui versanti delle montagne e nelle nicchie dei piloni votivi eretti lungo particolari vie di transito. In un certo senso, questo singolare personaggio continuava la tradizione illustre, ovviamente in forma semplificata, dei pittori itineranti tardo-gotici che non esitavano a mettersi in viaggio fra Piemonte, Liguria e terre d’oltralpe per affrescare chiese e remote cappelle con importanti cicli pittorici; secondo una felice definizione, le immagini dipinte negli edifici sacri risultavano una sorta di “Bibbia dei poveri” di forte impatto visivo ed emotivo, adatta alle esigenze di una popolazione quasi completamente analfabeta. Giorgio Bonetto nacque il 19 febbraio 1746 in una borgata della parrocchia di Santa Margherita a Paesana, come risulta dall’atto di nascita e battesimo registrato dal parroco Giovanni Silvestro de Rossi della Manta, probabilmente nella zona montana di Pratoguglielmo. La carriera pittorica di Bonetto, straordinaria figura di pittore itinerante capace di rappresentare con la semplicità dell’autodidatta i temi religiosi legati alla fervida devozione popolare delle popolazioni rurali alpine tra il Settecento e l’Ottocento, ha inizio nel 1777, con le prime opere realizzate nel paese nativo nelle borgate Ruè, Croesio ed a Sampeyre nella zona di Becetto, raggiunta seguendo l’antico collegamento intervallivo del colle del Prete, mentre gli ultimi dipinti devozionali bonettiani, documentati finora, sono quelli del pilone Tonda a Brossasco (1817) e della borgata Marchetti a Paesana (1820). Giors Boneto merita, per l’originalità stilistica elaborata nel corso della sua carriera, un posto di rilievo non solo per le valli cuneesi, ma per l’intero arco alpino occidentale nell’ambito dell’arte popolare. Una stima prudenziale, che tiene conto di censimenti e di rilievi fotografici aggiornati, porta attorno ad oltre 400 il numero di affreschi (parecchi dei quali nel frattempo scomparsi) attribuibili al pennello di questo instancabile artista popolare itinerante.
L’affresco della Borgata Martin – Case Bodo
L’affresco della Borgata Martin ha subito il distacco per l’irrimediabile degrado strutturale dell’edificio che lo ospitava. Grazie alla generosa attenzione della proprietaria dell’edificio Orsolina Raso che ha autorizzato il distacco, è stato possibile il restauro e il salvataggio dell’unico affresco di Bonetto, ad oggi conosciuto, nell’ambito del territorio comunale di Ostana.
L’affresco, dalle significative dimensioni di 100 cm di larghezza e 160 cm di altezza, rappresenta la Madonna dei sette dolori, Cristo crocifisso e alcune anime del Purgatorio salvate da un angelo. Oltre alla classica cornice caratteristica delle opere di Bonetto si ritrova la datazione della creazione dell’opera: 1802.