Daniele Deā Bosis, Il Crocifisso, San Fabiano, la Madonna con Bambino in trono, San Rocco, San Sebastiano e San Cristoforo. Ai piedi della Vergine i committenti oranti Dorotea Duranda e Giovanni, 1528 circa, Sala Affreschi Via Matteotti 48
Il volto dellāIcona āguardaā il credente che a lei si rivolge per confidare le sue ambasce, le sue preghiere e affidare le sue speranze. Conviene richiamare alla nostra riflessione le considerazioni che per secoli sul quellāimmagine si sono posati gli sguardi dei candelesi e che questa ā come le altre che compongono tutto il repertorio iconografico del villaggio ā ha impressionato la sensibile fantasia della comunitĆ dei credenti. Il soggetto rappresentato era interpellabile sia in forma confidenziale sia con i rituali panegirici.
Questo ci permette di riascoltare la polifonica melodia sorgente dal santorale candelese e la parlata locale del credente davanti alle immagini sacre. Dai paesaggi di sfondo dai quali risaltano macchie boscose, acque e catene di montagne sul margine di un remoto orizzonte, noi vediamo, sotto la tecnica di maniera, rappresentazioni certo idealizzate, ma contenenti non insignificanti riferimenti allāambiente reale: cartoline dāAntan del territorio di Candelo.
I segni del sacro sulle case ci restituiscono la compiuta estensione e la ricchezza della religiositĆ civica. Oltre alla teoria delle figure dei santi venerati nelle chiese, anche quelli affrescati lungo le vie del paese, come Fabiano e Sebastiano, Rocco, Santi ausiliatori contro le pestilenze e San Cristoforo protettore dei viandanti fanno corona alla Madonna in trono col Bambino e al Cristo in croce. Va evidenziata la funzione che gli affreschi in particolare ebbero di documento visivo di memorabili eventi per la comunitĆ . La regale immagine della Madonna in trono con Bambino ā questo volto di Maria, sia detto per inciso, che per cinque secoli veglia sulla comunitĆ come quello di Gaspare de Fornerio da Ponderano (fine XV ā inizio XVI secolo) raffigurante i Dottori della Chiesa: S. Agostino, S. Ambrogio, S. Gerolamo e S. Gregorio ā fa la sua apparizione nel 1494, a ridosso dellāacquisto da parte di Sebastiano Ferrero dei diritti feudali su tutto il territorio candelese. Ed ĆØ come se Gerolamo Barazia, lāoscuro committente, avesse voluto con questa opera, realizzata con mano felicissima dal novarese Daniele Deā Bosis, rendere manifesto che lo stemma dei candelesi, lo stemma del potere che essi erano disposti a riconoscere e dal quale i popolani attendevano protezione, era la Madre di Dio.
Tratto da: āChiese e oratori ā Il Ricetto spirituale dei candelesiā a cura di Luigi Spina.