Pietro Paolo Agabiti, Madonna in trono col Bambino, San Marco e Santa Maria Maddalena, 1511, Civica Raccolta d’arte
La tavola, in realtà un trittico privo ormai della sua cornice che divideva i tre pannelli, è ora esposta presso la pinacoteca di Palazzo Oliva a Sassoferrato. Venne eseguita da Pietro Paolo Agabiti (1470-1540) nel 1511 per la chiesa parrocchiale di Catobagli, un piccolo paesino nei pressi di Sassoferrato, come è scritto in quella sorta di “post-it” appuntato sul primo gradino del trono, che sarà la soluzione prediletta dall’artista per lasciare memoria di sé in quasi tutti i suoi dipinti successivi. Pur essendo la prima opera, di quelle giunte sino a noi, realizzata da Agabiti di ritorno dal soggiorno in Veneto degli ultimissimi anni del Quattrocento – soggiorno testimoniato dalla pala dipinta nel 1497 e conservata ai Musei Civici di Padova – il trittico di Catobagli non godette di grande fortuna critica. Ad eccezione della notizia sulla provenienza da Catobagli e di qualche breve descrizione del dipinto, la storiografia non si è mai troppo interrogata sull’opera, probabilmente passata in secondo piano rispetto all’altra, conservatasi in condizioni nettamente migliori, eseguita sempre da Pietro Paolo nello stesso anno. Si tratta della Natività oggi visibile nella prima cappella di sinistra entrando in Santa Maria di Ponte del Piano a Sassoferrato. Tuttavia è proprio accostandolo a questa seconda tavola che il trittico di Catobagli assume una nuova forma. Entrambe le opere ci presentano un pittore capace di lavorare su registri stilistici diversi, uno sdoppiamento dovuto senza dubbio alla diversa committenza: Agabiti risolve il quadro di Catobagli attraverso uno stile più sempliciotto e sbrigativo perché destinato ad un pubblico di minor rilievo (Catobagli è infatti un piccolo villaggio di campagna), e si fa più raffinato e aneddotico nella Natività eseguita invece per una chiesa di spicco di Sassoferrato. Il trittico raffigura nel pannello centrale la Madonna in trono col Bambino, in quelli laterali a sinistra san Marco, riconoscibile per il piccolo leone alato ai suoi piedi; a destra santa Maria Maddalena che regge in mano il vasetto con l’unguento. La differenza più grande che distingue questo dipinto dalla Natività sta principalmente nello sfondo. Nella tavola di Catobagli questo viene semplificato al massimo chiudendo l’orizzonte con una balaustra marmorea priva di ogni decorazione che lascia appena visibile una striscia di cielo azzurro. Originariamente la tavola era allora un trittico orizzontale, più largo rispetto a come lo vediamo ora, e lo spazio vuoto e la distanza che si creava tra le figure allontanando i pannelli tra di loro, era riempita dalla presenza di colonnine che separavano gli spazi. Pietro Paolo torna nelle Marche intorno al 1501 e, nel giro di quasi un decennio, fino al 1511, non può fare a meno di entrare in contatto con la cultura figurativa marchigiana del primo Cinquecento. Nonostante ci sia ancora qualche vago ricordo dell’esperienza veneta, quest’ultima inizia a lasciare spazio a nuovi stimoli che gli vengono, in particolare a queste date, dal contatto con la pittura di Marco Palmezzano. Questo avvicinamento all’arte romagnola, ha spesso indotto la critica a fantasticare su un viaggio del pittore nella regione.