La chiesetta dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano, situata a sud-ovest del vecchio nucleo di case della frazione di Pergnano, colpisce il visitatore per la sua semplicità e per la finitura esterna in pietra a vista. L’interno è a navata unica con volta a crociera. Una prima cappella, che corrisponde...
La chiesetta dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano, situata a sud-ovest del vecchio nucleo di case della frazione di Pergnano, colpisce il visitatore per la sua semplicità e per la finitura esterna in pietra a vista. L’interno è a navata unica con volta a crociera. Una prima cappella, che corrisponde all’attuale presbiterio, fu edificata nella seconda metà del XV secolo e affrescata a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Sul lato sinistro si affaccia una cappella che ospita un interessante altare ligneo che, come si può leggere nella predella, fu fatto dorare dalla popolazione nel 1631 come ex-voto per la grave epidemia di peste che stava imperversando in quegli anni nell’Italia settentrionale. La pala dell’altare raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano è una pregevole opera seicentesca attribuita a Domenico Carpinoni (1566-1658), pittore bergamasco esponente del manierismo e seguace di Palma il Giovane (1544-1628). Il presbiterio, rialzato su un gradino, è interamente decorato a fresco. Gli affreschi sono attribuiti a Cristoforo II Baschenis (1472-1520), esponente di una famiglia di pittori itineranti bergamaschi molto operosi in quegli anni nelle Giudicarie e nelle valli limitrofe e sono stati realizzati probabilmente tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primi del Cinquecento. Pur rimanendo ancorato ai modelli dell’arte figurativa gotica, dimostra di conoscere le nuove ricerche formali del Rinascimento lombardo. La volta è divisa in costoloni decorati da cornici multicolori che rappresentano l’arcobaleno e quindi la fusione tra mondo terreno e trascendente. Al centro della volta è raffigurato il Cristo Pantocrate, mentre sulle vele sono disposti a coppie gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa seduti su seggi. Sulla parete destra si trovano una Madonna in trono col Bambino, San Sebastiano e un altro santo, probabilmente San Giuliano l’Ospedaliere. Sotto, nello zoccolo i due santi titolari, San Rocco e San Sebastiano. Durante i restauri condotti dalla Provincia di Trento nel 1994 sono stati riportati alla luce altri due interessanti affreschi realizzati sulle pareti est e nord. La suggestiva Crocifissione, dipinta sul fondo dell’abside, è armoniosa nelle sue parti. Le figure, seppur caratterizzate ancora da un tipico linearismo gotico, mostrano il tentativo del pittore di comunicare una materia più viva, fatta di valori più plastici e naturali. I colori scelti sui toni dell’ocra, rosso mattone e verde restituiscono una scena di grande effetto così come le espressioni di disperazione sui volti della Maddalena e delle pie donne hanno un sapore estremamente moderno. Sulla parete sinistra, invece, troviamo un’interessante Ultima Cena purtroppo in parte compromessa dall’umidità. L’impianto segue degli schemi medievali: Cristo nel mezzo e gli apostoli seduti ordinatamente dietro il tavolo, in questo caso ovale per adattarsi meglio allo spazio della lunetta. Giuda è sempre rappresentato dai Baschenis isolato sul lato opposto del tavolo, così come è raffigurato tradizionalmente nei dipinti medievali. Gesù ha appena dato ai suoi l’annuncio che uno di loro presto lo tradirà e sui volti degli apostoli seduti vicino a lui si legge lo stupore e lo sconcerto. Si riconoscono chiaramente l’apostolo Giovanni che affranto abbassa il capo e si fa consolare da Gesù e Pietro che con un gesto di rabbia stringe in mano un coltello. Giuda è raffigurato in vesti spoglie senza il capo nimbato con la barba scura a punta, gli occhi sbarrati e il naso aquilino, elementi che lo caratterizzano come lo stereotipo del giudeo traditore responsabile della morte di Cristo. Inoltre, è prostrato nell’atto di ricevere il boccone di pane dalla mano di Gesù come narrato nel Vangelo di Giovanni (13,24). Ci sono, infine, in questo affresco due elementi degni di essere analizzati. In primo luogo, un’analisi attenta dei personaggi rivela la presenza di tredici apostoli seduti attorno al tavolo. Questo ha fatto supporre a qualcuno che il personaggio in primo piano potesse essere il committente dell’opera. In realtà la caratterizzazione di Giuda sembra chiara ed univoca. Nel provare a risolvere questo “mistero” ci viene in aiuto l’analisi condotta sull’Ultima Cena realizzata nel 1461 da Antonio Baschenis nella chiesa di Santo Stefano a Carisolo. Anche qui sono raffigurati tredici apostoli, ma la presenza dei nomi scritti in una cornice superiore ci fa scoprire la presenza di san Mattia, discepolo scelto dopo l’ascensione di Gesù in cielo per sostituire il traditore Giuda Iscariota. Potrebbe essere Mattia il tredicesimo apostolo dell’Ultima Cena di Pergnano? Forse l’ultimo apostolo a sinistra raffigurato più anziano e canuto come San Pietro e Sant’Andrea? La presenza di san Mattia potrebbe indicare simbolicamente la capacità della Chiesa di ritrovare la propria unità dopo il difficile momento del tradimento e della rottura. In secondo luogo, l’attenzione è catalizzata dalla tavola riccamente imbandita e coperta di vivande di vario tipo: agnello pasquale, pesce, pagnotte, pere e, curiosamente, molti gamberi di fiume. La critica si è sbizzarrita nello sviluppare varie interpretazioni sulla presenza e sul significato di questi crostacei. Partendo dal presupposto che questo tipo di immagini sacre erano pensate per un pubblico semplice e dovevano veicolare un significato altrettanto semplice e chiaro da comprendere, l’interpretazione più probabile è che Cristoforo II volesse rappresentare una tipica tavola pasquale del XV secolo. Infatti, i gamberi sono un elemento presente sulle tavole di molte ultime cene dipinte da vari artisti nelle chiese quattro-cinquecentesche collocate lungo le Alpi, dal Lago Maggiore al Piave. Il gambero era un cibo diffuso nel periodo quaresimale, soprattutto nelle corti signorili. Inoltre, ad un livello simbolico più semplice, rappresenta nel colore rosso acceso la passione e morte di Cristo e con la sua andatura a ritroso l’annuncio della sua resurrezione e riconciliazione nella pienezza di Dio.