Ignoto, Vergine dell’Assunzione, prima metà XV secolo, Chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione.
A Bassano in Teverina, nella chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione di Maria, sulla parete della navata destra è posta una tempera su tavola di autore anonimo, centinata in alto a segmenti...
Ignoto, Vergine dell’Assunzione, prima metà XV secolo, Chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione.
A Bassano in Teverina, nella chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione di Maria, sulla parete della navata destra è posta una tempera su tavola di autore anonimo, centinata in alto a segmenti di cm 75×163, proveniente dalla veneranda e più antica chiesa di Santa Maria dei Lumi. La tavola fu restaurata intorno al 1925 da Colatieri e nel 1950 da Augusto Cecconi Principi a cura della Soprintendenza alle Gallerie del Lazio.
Il dipinto si sviluppa in altezza, figurativamente suddiviso in due parti, una superiore e l’altra inferiore. Nella parte superiore campeggia la Vergine, seduta a mani giunte in una mandorla e ascendente al cielo e intorno a lei sei piccoli angeli dalle ali variopinte la accompagnano, due dei quali suonando lunghe trombe. Nella parte inferiore sono raffigurati, suddivisi in due ali simmetriche, i dodici Apostoli inginocchiati. La tavola, nata per essere collocata in Santa Maria dei Lumi, dove è ancora citata nel 1861 dal Moroni come opera «del Perugino o di Giotto», viene trasportata nella nuova chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione nel 1879, in occasione della sua apertura al culto. L’icona della Vergine dell’Assunzione viene citata per la prima volta nella Visita Pastorale del 1627, che doveva essere portata in processione dalla omonima confraternita.
Il dipinto fu pubblicato per la prima volta nel 1954, nel catalogo della mostra “La pittura viterbese dal XIV al XVI secolo”, dove veniva giudicata da Italo Faldi opera piuttosto fine ma di incerta localizzazione culturale, con evidenti derivazioni senesi. Federico Zeri, in una scheda dattiloscritta risalente al 1948, aveva invece precisato queste influenze senesi come derivanti da Domenico di Bartolo e aveva sottolineato l’importanza e l’altezza qualitativa dell’opera, datandola al 1450 circa. Nella precedente scheda manoscritta del 1931, il Pastina aveva ritenuto il dipinto di scuola umbro-viterbese e l’aveva collocato cronologicamente tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.