Un’opera della maturità del pittore Claudio Ridolfi (1570-1644) che, unendo un’elegante cromia veneta e un rigoroso impianto disegnativo di ambito romano, esprime il clima devozionale marchigiano della prima metà del Seicento. Purtroppo, il cattivo stato di conservazione della tela non rende giustizia alla bellezza del dipinto.
Claudio Ridolfi, sebbene...
Un’opera della maturità del pittore Claudio Ridolfi (1570-1644) che, unendo un’elegante cromia veneta e un rigoroso impianto disegnativo di ambito romano, esprime il clima devozionale marchigiano della prima metà del Seicento. Purtroppo, il cattivo stato di conservazione della tela non rende giustizia alla bellezza del dipinto.
Claudio Ridolfi, sebbene di origini veronesi, acquisì notevole importanza nel panorama artistico marchigiano del Seicento. Nacque a Verona nel 1570 da una facoltosa famiglia che lo incoraggiò a trasferirsi a Venezia come allievo di Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588). Successivamente si spostò a Roma dove incontrò Federico Barocci (1535-1612), che seguirà ad Urbino nel 1565. In questo periodo gli spostamenti del Ridolfi tra Verona e le Marche furono assai frequenti, intrattenendo rapporti con numerosi artisti che contribuirono alla sua maturazione. Alla morte di Barocci, nel 1612, si trasferì a Corinaldo città natale della moglie. Qui lavorò intensamente realizzando numerose opere di soggetto sacro, con commissioni da ogni parte delle Marche dove ormai godeva di grandissima fama. Artista eclettico e assai prolifico, durante la sua lunga attività pittorica lavorò sia per la committenza pubblica che per quella privata ed ecclesiastica.