Numerosi documenti provano i molteplici legami di natura personale ed economica che unirono il celebre pittore Bernardo Strozzi (1581/82-1644) a Framura. Ginetta, la sorella del pittore, aveva sposato in seconde nozze il framurese Onofrio Zino, appartenente ad un’importante famiglia locale, in grado dunque di inserire il...
Numerosi documenti provano i molteplici legami di natura personale ed economica che unirono il celebre pittore Bernardo Strozzi (1581/82-1644) a Framura. Ginetta, la sorella del pittore, aveva sposato in seconde nozze il framurese Onofrio Zino, appartenente ad un’importante famiglia locale, in grado dunque di inserire il cognato dall’eccezionale talento artistico. Dalle annotazioni archivistiche risulta infatti che tra il 1617 ed il 1618, Bernardo acquistò in questa località diversi appezzamenti di terreno. La splendida Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Carlo Borromeo, l’opera più nota della chiesa parrocchiale di San Martino, esposta sul quarto altare della navata sinistra, va ascritta proprio a questi anni d’intensi scambi tra l’artista e il borgo spezzino. Purtroppo in epoca imprecisata la tela è stata oggetto di un evidente ridimensionamento che ne ha alterato le proporzioni. Sulla destra, in primo piano, San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, canonizzato nel 1610, dal viso intenso, ai piedi la mitria, nella mano sinistra il pastorale, invita il fedele ad addentrarsi nello spazio compositivo dove lo accoglie la Vergine, sorridente, seduta su di ammasso di nubi con il Bambino in braccio. Gesù prende il rosario dalla mano della madre e si sporge per consegnarlo ad un trepidante San Domenico, riconoscibile per il ramo di gigli, suo consueto attributo, che spicca candido sul nero della cocolla. Lo sguardo rivolto alla Madonna da alcuni devoti, di diversa età e strato sociale, recitano il rosario. In questa campionatura di tipi umani potrebbero esservi anche i committenti della tela. In primo piano, a sinistra, rischiarati da una luce madreperlacea, sono due bambini, colti di profilo. Animano lo sfondo una nobildonna, una donna anziana dall’aspetto rustico, un fanciullo e due figure più lontane ridotte dal controluce a semplici sagome. La prospettiva ribassata e la collocazione degli astanti dietro un ripiano lapideo, simile alla predella di un altare, crea un suggestivo e illusionistico effetto “a specchio”. La composizione è impaginata come un arco a tutto sesto sui cui stipiti sono collocati in sequenza i medaglioni, sette per parte, raffiguranti i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi e alla sommità, vistosamente tagliato, il quindicesimo, l’Incoronazione di spine. Le vivide scenette sono arricchite da tralci di rose, dalla resa virtuosistica, il cui colore muta di tono a seconda dei misteri che incorniciano. Il taglio compositivo ricercato ed elegante del dipinto, i raffinati rapporti cromatici della tavolozza, la pennellata condotta con delicatezza negli incarnati che diventa ampia e carica di colore passando a descrivere i panneggi frastagliati e cartacei, le vibrazioni luminose che intridono le parti di contorno, sono la cifra del talento straordinario dello Strozzi che a Framura ha lasciato una delle prove più alte della sua arte.