Sant’Eligio è il santo protettore degli orefici e dei maniscalchi. Orafo di umili natali originario di Chaptelat, presso Limoges, divenne monetiere di corte del re franco Clotario II. Unì alla laboriosità la pietà religiosa, operando conversioni e fondando monasteri e ospedali. Attorno a 641 divenne vescovo di Noyon (Oise). L’affresco mostra Eligio, il personaggio raffigurato a sinistra, intento a dialogare con un cavaliere, vestito alla moda dell’epoca. Dietro alle spalle del santo vediamo la sua bottega. Sembra che Eligio sia stato interrotto nel suo lavoro: il fuoco della fucina è accesso, appoggiati davanti al fuoco troviamo gli attrezzi usati per scaldare il ferro e, davanti alla fucina, l’incudine, su cui è visibile il martello usato per dare la forma al ferro di cavallo. Sul ceppo di legno si vedono anche il ferro appena lavorato e i chiodi necessari per fissare il ferro allo zoccolo del cavallo, che, sulla destra dell’affresco, aspetta di essere ferrato. L’affresco raffigura anche uno dei miracoli attribuiti a Sant’Eligio, ovvero la ferratura di un cavallo posseduto dal demonio.
Per il borgo di Cornello dei Tasso questo affresco è molto importante perché la devozione per Sant’Eligio è legata all’importanza del borgo come luogo di lavoro, passaggio e di scambio. Infatti, Cornello fu, durante il medioevo, un importante centro di scambi commerciali e di passaggio di persone e merci grazie alla presenza della via Mercatorum, un percorso che partiva da Bergamo e saliva verso nord della provincia, arrivando fino al confine con la Valtellina. Il percorso della via Mercatorum di Cornello era caratterizzato da una strada porticata, in cui, fino all’arrivo dei veneziani nella bergamasca, si svolse l’unico mercato della media Valle Brembana.