La tela realizzata da Girolamo Bonsignori (1472-1529) raffigura l’Ultima Cena e prende spunto dal Cenacolo di Leonardo da Vinci, realizzato per Santa Maria delle Grazie a Milano. Il dipinto, di proprietà del Comune di Badia Polesine, attualmente è in prestito per essere esposto nel luogo per il quale venne realizzato:...
La tela realizzata da Girolamo Bonsignori (1472-1529) raffigura l’Ultima Cena e prende spunto dal Cenacolo di Leonardo da Vinci, realizzato per Santa Maria delle Grazie a Milano. Il dipinto, di proprietà del Comune di Badia Polesine, attualmente è in prestito per essere esposto nel luogo per il quale venne realizzato: il refettorio dell’antico monastero di San Benedetto in Polirone. Il dipinto venne realizzato probabilmente nel 1514, quando l’abate Gregorio Cortese commissiona l’affresco della parete ovest del Refettorio Grande, affidato ad Antonio Allegri, detto il Correggio (1489-1534). Il dipinto murale rappresenta una finta architettura, in continuità con quella dipinta nel Cenacolo, alle spalle degli apostoli, con colonne che reggono possenti arcate e cupole e poggia su plinti che si vedono nella parte inferiore, decorati con figure a grisaille con, a sinistra, la scena del Sacrificio di Isacco, e a destra l’Offerta di Melchisedech. Nell’architettura affrescata sono inserite numerose figure tra cui, fra le colonne a sinistra, David sormontato dalla Sibilla Ebraica, sulla destra invece troviamo Mosè con la Sibilla Greca. Sopra al primo arco, con al centro una chiave di volta raffigurante un putto alato, si scorgono due angeli. Nel secondo arco prospettico si vedono due figure che poggiano sull’arcone, poi un’altra coppia di angeli e, nella chiave di volta, l’immagine del profeta Isaia. Al centro della composizione, sopra al dipinto, parte dell’affresco è stato perduto a causa dell’apertura di un finestrone nel corso del Settecento. Nei secoli successivi l’intera parete fu poi coperta e se ne perse la memoria, fino al 1984, quando iniziarono i lavori di recupero del Refettorio e le prime tracce della decorazione parietale riemersero. La tela rimase invece nel refettorio fino alla fine del Settecento; un primo spostamento si ebbe nel 1790, quando l’abate Mari trasferì il dipinto nella biblioteca collocandolo al di sopra della porta d’ingresso. Dopo la soppressione dell’abbazia (1797) il Cenacolo rimase in Polirone fino alla seconda dominazione francese. Compare quindi in un elenco del 1814 come destinato al palazzo di Sassuolo del conte d’Espagnac, speculatore al seguito dell’armata francese, che, probabilmente nel 1806, aveva acquistato parte del complesso ex benedettino. L’opera giunse quindi in Francia, ove rimase per svariati decenni, mentre nel 1927 è documentata in Italia, essendo stata notificata presso l’abbazia della Vangadizza in Badia Polesine (altro possedimento italiano dei d’Espagnac). Il Cenacolo rimase quindi sempre in tale sito, nonostante alcuni passaggi di proprietà. In questa sede venne danneggiato da un incendio (7 maggio 1981) e, dopo il restauro l’abbazia venne venduta (e con essa il dipinto) all’Amministrazione Comunale di Badia Polesine. Il riconoscimento del dipinto come proveniente dal refettorio polironiano risale agli anno ’80 del secolo scorso, quando venne riscoperta la parete affrescata.